Tivoli, per la sua particolare posizione geografica, ha sempre avuto un ruolo di rilievo nelle vicende del progresso umano e della storia laziale attraverso i tempi. La città è, infatti, situata sulle ultime propaggini collinari degli Appennini, digradanti verso il mare Tirreno, a 235 metri d'altitudine affacciandosi sulla campagna romana; è costeggiata dal fiume Aniene. La posizione geografica concorre a rendere il colle tiburtino un punto obbligato di transito, dalla campagna romana verso l'Appennino abruzzese e il mare Adriatico. Il fiume, la posizione, la mitezza del clima collinare, lo splendore del paesaggio, quasi un balcone sulla campagna romana, ne hanno accresciuto in ogni tempo la forza di richiamo.
Il rapporto con l'Aniene
Il fiume in quei tempi scorreva in un unico e solo ramo, precipitando nel baratro sottostante le grotte delle Sirene. Più a sinistra, attraverso un canale deviatore, si aprivano le bocche di presa dei cinque canali (Brizio, Este, Forma, Casacotta, Spada) che, attraversando il sottosuolo alimentavano i salti e i dislivelli di diverse altezze e portate mettendo in movimento le rudimentali ruote a pale (le antiche turbine idrauliche) che azionavano le piccole industrie artigiane (mulini ad olio, frantoi, ferriere, polveriere, ramerie, ecc.) e convogliavano il prezioso liquido ai vari lavatoi pubblici, ai rigogliosi orti, alle artistiche fontane e alle grandiose cascatelle di Vesta. Tivoli, fondata all'incrocio delle vie di comunicazione con l'Abruzzo e la Ciociaria, esercitò sempre un predominio nel traffico della transumanza; come pure ebbe una posizione di preminenza nella irregimentazione delle acque dell'Aniene, che fu riconosciuta in periodo romano attraverso l'istituzione di uno speciale Magistrato Tiburtino, preposto alla regolazione del flusso delle acque dei cinque antichi canali. Successivamente Tivoli divenne una città molto ben vista dalle autorità papali per i suoi paesaggi e per il clima, diventando luogo preferito per il riposo e la villeggiatura dei più alti prelati. Durante questo lungo periodo il fiume non diede tregua, finché nella notte del 16 novembre 1826 non provocò una catastrofe. Per ridare vita alle attività artigiane interrotte per l'abbassamento delle acque dovuto alla rottura della diga, si manifestò subito l'urgente bisogno di ripristinare il flusso nei cinque antichi canali. La sicurezza e la continuità del flusso delle acque definitivamente risolte con la realizzazione dei cunicoli nelle viscere del Monte Catillo, apriva la prospettiva di uno sviluppo industriale. L'assicurata agibilità degli opifici, il cui numero aumentò immediatamente in modo impressionante, mentre apportava un indiscusso benessere alla comunità per l'aumento dei posti di lavoro e la continuità di esso, indusse vecchi e nuovi proprietari ad accrescere e potenziare i loro impianti. Fasi di formazione del territorio
Dalla conformazione dell'impianto urbano attuale possiamo desumere diverse fasi: - fase preromana da questa fase preurbana, di villaggi differenziati ebbe origine, verso il VI sec. a. C., un unico centro, quale polo di riferimento e nucleo di mercato, posto a dominare il passo sull'Aniene. Supponiamo che la città, si attestasse sull'area della spianata di S. Paolo e nell'area dell'Acropoli, le quali presentando entrambe una tipica situazione di promontorio, erano le più adatte ad essere insediate e a diventare polo di riferimento per tutto il sistema di villaggi. Anticamente possiamo supporre che le fortificazioni fossero affidate essenzialmente alla natura e integrate da palizzate nei lati est, nord e ovest, mentre su quello sud probabilmente la sicurezza era affidata ad un complesso più consistente. Di tutto ciò non resta nulla, ma la potenza raggiunta da Tivoli nell'ambito del VI e V sec. a.C. autorizza a supporre comunque delle opere difensive. La cerchia del IV sec. a.C., dovette essere costituita da mura di opus quadratum. Sul suo percorso si aprivano, sembra, sei porte e tre o quattro posterule. Questo numero elevato di porte e posterule era in parte dovuto alla conformazione del suolo cittadino e alla stessa genesi della città, che aveva imposto una rete stradale estremamente irregolare. L'asse più importante del sistema viario era costituito dalla strada che correva lungo il percorso di via del Colle, via di S. Valerio e della Sibilla. E' questo il tratto urbano dell'antichissima via di transito tra l'Abruzzo e la pianura romana che divenne poi via Tiburtina Valeria, sulla quale si apriva il Foro. Fu quest'asse a determinare l'esistenza e l'importanza della città. - fase romana dall'esame degli allineamenti è possibile riconoscere nel tessuto compreso fra Piazza del Seminario e Piazza delle Erbe, fortemente condizionato dalla ortogonalità dei lotti, un impianto pianificato di 240x400 piedi. Con ogni probabilità è questo il primo impianto pianificato romano della città (III sec. a. C.). Verso la fine del II sec. a. C. la città volle darsi un nuovo aspetto. Iniziò quindi a rimodernare vie, piazze, luoghi pubblici e sacri, per essere degna delle metropoli "ellenistiche" di sicuro effetto scenografico. L'ammodernamento dovette iniziare dal Foro, che occupava l'area dell'attuale chiesa di S. Lorenzo (cattedrale) con le immediate vicinanze. Per evitare gli scoscendimenti del terreno verso meridione ed al tempo stesso per abbellire da questo lato (quello che chi veniva nella nostra città in qualche modo era costretto a vedere) si pensò di innalzare delle potenti sostruzioni ad archi in travertino ad opera incerta, come sarà anche per il Santuario di Ercole Vincitore, che raggiungessero il piano del Foro e che allargassero anche quest'ultimo verso sud. La seconda perimetrazione racchiude tessuti spontanei che si sono formati lungo i percorsi esterni alle mura: quindi seconda fase di sviluppo della città romana (inizio I sec. a. C.). L'ingresso al Foro avveniva da via del Colle. Il successivo ampliamento delle mura è databile alla fine del I sec. a. C. in un periodo di particolare ricchezza per Tivoli. Già dal II sec. a. C. era stato costruito il tempio tetrastilo, sull'Acropoli, e circa ad un secolo dopo risale il periptero circolare. Inoltre intorno al 60-50 a. C. risale la costruzione del grande Santuario extraurbano di Ercole Vincitore. Risale a questo periodo la sistemazione dell'attuale piazza Domenico Tani. Contemporaneamente avviene l'ampliamento della cinta muraria, intorno alla fine del I sec. a. C. L'accesso principale alla città avveniva sempre dalla via Tiburtina, lungo la via del Colle. In questo periodo continua l'espansione edilizia e viene edificato l'anfiteatro presso la Rocca Pia. Questo è il momento della massima espansione urbanistica e demografica. Molto ricca doveva essere la vita culturale se vi soggiornarono ed ebbero dimora: Orazio, Ovidio, Tibullo, Catullo, Mecenate.Ma soprattutto l'età adrianea fece affluire a Tivoli moltissimi filosofi e letterati. Con la decadenza la situazione cambiò e si verificò anche per Tivoli quel fenomeno di contrazione generale dell'abitato dovuto alle sopravvenute necessità di difesa e alla forte flessione demografica ed economica. Già nel III sec. d. C. si era in parte rinforzata la linea difensiva che guardava Roma. Ma è certamente qualche secolo dopo che Tibur si ridusse di nuovo entro i limiti della cinta difensiva antica; da tale situazione derivò l'abbandono delle costruzioni esterne e la progressiva destinazione alla coltivazione delle aree deserte. Tutto ciò provocò il crollo totale degli edifici antichi e la distruzione trovò il suo completamento quando, durante la nuova espansione edilizia iniziatasi nel XII sec., le costruzioni vennero a rioccupare l'area già in antico urbanizzata. - fase medioevale La città nel Medioevo non appare eccessivamente contratta rispetto alla città antica, di cui vengono riutilizzate le mura della fine del I sec. a. C. Anche in questo periodo la via di accesso principale alla città era sempre la via del Colle. Un documento del X sec. conferma il possesso dei beni alla chiesa di Tivoli fatta da Benedetto VII nel 978, definisce i limiti della città secondo la partizione in regioni. Una vera e propria rinascita urbanistica si ha nel periodo di massimo fulgore del Comune tiburtino (XI-XII sec.). All'epoca della politica filoimperiale verso il Barbarossa (1153) la cerchia delle mura fu ampliata in direzione sud-ovest a comprendere l'attuale giardino di Villa d'Este e la zona dell'espansione romana fino all'anfiteatro che risultò inglobato, e all'Aniene.La città dovette raggiungere nel XII sec. una popolazione di circa 7000 abitanti divisi in quattro contrade: Castrovetere, San Paolo, Santa Croce, Trevio.Questo incremento demografico determinò una ripresa nella edilizia cittadina, inizialmente fu realizzata qualche casupola di legno fra i muri dei cadenti edifici romani attorno alla cattedrale, poi le costruzioni si erano estese progressivamente e avevano occupato di nuovo l'intera area già urbanizzata in epoca romana: le aree delle costruzioni antiche abbattute e livellate con i lavori agricoli, furono inglobate senza ordine, le vie che durante il periodo di abbandono erano rimaste in uso, furono conservate nelle linee generali, sia pure ad un livello sopraelevato dovuto al cumulo delle rovine degli edifici. Ci si attesta di nuovo sui confini e sui bastioni del III sec. d.C., sicché il tracciato dell'antica cinta muraria appare immutato. Sulle mura furono realizzate una serie di torri di guardia e furono creati dei fossati antistanti; a questo periodo risale la costruzione di numerose case-torri. Contemporaneamente vi è un notevole sviluppo di una edilizia minore con la realizzazione di piccole case, composte da un pianoterra ad uso magazzino e ripostiglio, un primo piano per abitazione ed un soppalco con tetto a due spioventi. Queste costruzioni sono spesso ingentilite dalla decorazione con archetti pensili aggettanti che ripetono un motivo di ispirazione romanica. LO STEMMA TIBURTINO
Tivoli fu tra i primi comuni ad innalzare il vessillo cittadino ed il suo stemma che subì vari cambiamenti nel corso dei tempi. Inizialmente consisteva nella sola aquila imperiale, contrariamente a quanto comunemente si riferisce, cioè che si tratterebbe di una insegna concessa in epoca più tarda da F. Barbarossa. Stemmi con la sola aquila si ritrovano tra le altre, sulla facciata di una casa medievale in via del Colle (XIII sec.) a destra di chi esce dalla porta "Romana". - fase moderna La fine del XV sec. e il primo quindicennio successivo segnano il periodo della massima affermazione della fortificazione della Rocca Pia e, con essa, della città di Tivoli, che vede esaltato il proprio ruolo strategico lungo la via del Regno di Napoli percorsa da intensi movimenti commerciali e militari. Dopo il 1550 Tivoli diventa sede del Cardinale Ippolito d'Este; successivamente porta S. Croce diventa definitivamente l'ingresso principale della città, che si assesta a poco a poco nella forma attuale. Il centro si era ormai spostato nei nuovi rioni, il nuovo asse non era più la ripida via del colle, ma la piana via S. Croce. Durante il 1600 Tivoli conserva una struttura mista agricolo-industriale, a questa particolarità è dovuto il frazionamento del territorio e la documentazione esistente sulle università delle arti e mestieri, porta ad affermare che tutti o quasi tutti i cittadini possedessero la loro "terra". La città si va conformando secondo il censo e le varie professioni. La via San Valerio, via del Colle, e il Castrovetere diventarono la residenza degli addetti agli opifici e dei coltivatori degli orti. Anche nel corso del XVIII sec. si confermarono le tre componenti tipiche della struttura sociale. |